Sedanini Supplea Unica Vegan Bio con asparagi

Supplea Unica Vegan Bio - sedanini con asparagi

 

Asparagi: prelibato e salutare ortaggio primaverile!

Asparagi: prelibato e salutare ortaggio primaverile!

Ingredienti (per due persone)

♦ 160 g di Supplea Vegan Bio sedanini
♦ 150 g di asparagi mondati
♦ 1 spicchio di aglio
♦ 3 cucchiai di olio Extra Vergine di Oliva
♦ sale q. b.

 

 

Mondate gli asparagi, tagliateli a tocchetti, lasciando integre le punte, e sbollentateli per qualche minuto; scolateli e saltateli in una padella capiente insieme allo spicchio d’aglio e all’olio EVO, aggiungendo un po’ d’acqua, se necessario, e lasciando appassire bene le verdure; aggiustate di sale. Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata (tempo di cottura indicato per Supplea Unica Vegan BIO – sedanini: 4/5 min), scolatela ed unitela agli asparagi nella padella, mescolando bene. Impiattate, infine, decorando a piacere con un asparago lasciato intero.

 

BUON APPETITO!!!


Asparagi

Asparagi

Prelibato ortaggio primaverile, rinomato ingrediente per piatti di alta classe, gustoso anche nelle portate più semplici ma, soprattutto, salutare!

Storia e provenienza

L’asparago – o asparagio – (dal greco aspharagos e dal persiano asparag, ossia germoglio) appartiene alla famiglia delle Liliaceae (come anche aglio, cipolla, porro, ecc.) ed al genere Asparagus. Le varietà più note sono  Asparagus officinalis L.  o asparago coltivato, e Asparagus acutifolius, o asparago selvatico, noto anche come asparagina, che si può trovare nel periodo primaverile sul limitare dei boschi e tra i cespugli di macchia mediterranea . Gli asparagi sono una delle verdure più antiche nell’uso, inizialmente coltivati a scopo officinale, più per le proprietà benefiche che per il consumo in cucina: venivano usati come rimedio per l’intestino irritabile e contro la ritenzione idrica.

Sono originari delle zone costiere del Mediterraneo orientale e dell’Asia Minore e venivano coltivati ed usati dagli Egizi oltre 2000 anni fa; sembra che i Greci non ne fossero estimatori, al contrario dei Romani che ne curavano minuziosamente la coltura: addirittura, pare che gli asparagi piacessero così tanto agli imperatori romani  da far costruire delle navi apposite per andarli a raccogliere, navi che avevano come denominazione proprio quella dell’asparago (“asparagus”). Oggi gli asparagi sono coltivati in Europa, Stati Uniti, Cina, Australia e Perù e si trovano sul mercato da marzo a giugno, mentre quelli selvatici soltanto nel periodo da aprile a maggio.

Proprietà nutrizionali

Asparagi nel vasoGli asparagi sono una fonte eccezionale di vitamine K, B9 (acido folico), B2 (riboflavina), C ed E e di selenio. Sono una buona fonte di fibra, manganese, fosforo, vitamina B3 (niacina), potassio, colina (detta anche vitamina B7), vitamina A, zinco, ferro, vitamina B6 (piridossina) e B12 (cobalamina). Inoltre, sono una fonte di magnesio e calcio, mentre il contenuto di sodio è bassissimo.

Per il 90 % sono costituiti da acqua ed hanno perciò un valore calorico molto basso (25 kcal/100 g); contengono circa 3 g di proteine e 3 g di carboidrati ogni 100 g e sono quasi privi di grassi.  Uno degli aminoacidi presenti in abbondanza –  e proprio a ciò deve il suo nome – è l’asparagina, che serve per la sintesi proteica.

Grazie all’abbondanza di alcuni sali minerali (potassio in particolare), gli asparagi sono un eccellente diuretico che stimola la filtrazione renale. Per lo stesso motivo, invece, quanti soffrono di nefropatia da IgA (malattia di Berger), se hanno alti livelli di potassio, li dovrebbero escludere dalla propria alimentazione.

Gli asparagi contengono le purine, un gruppo di sostanze organiche azotate presenti in tutte le cellule viventi  (le purine più note, in quanto basi azotate di DNA e RNA, sono l’adenina e la guanina). Le persone con problemi di salute legati alle purine, potrebbero avere disturbi causati dall’eccessivo consumo di queste sostanze. Degradandosi, le purine possono essere trasformate in acido urico: pertanto, un eccessivo consumo di purine può portare ad un eccessivo accumulo di acido urico. Questo è un indicatore molto importante che va tenuto sotto controllo da chi soffre di gotta o è soggetto alla formazione di calcoli renali: con questo tipo di disturbi, si dovrebbe evitare il consumo di asparagi.

Proprietà funzionali

Attività antinfiammatoria ed antiossidante

Asparago selvatico

Asparagi selvatici si trovano tra aprile e maggio sul limitare dei boschi e tra i cespugli di macchia mediterranea

Negli asparagi sono presenti vari principi biologicamente attivi, dotati di potere antinfiammatorio e/o antiossidante. Ultimamente la ricerca si è concentrata sui saponini e si è scoperta la loro attitudine nel ridurre le infiammazioni e nel prevenire i tumori. A questi principi, inoltre, si attribuiscono anche altre proprietà benefiche per la salute: la regolazione della pressione sanguigna e dei livelli di zucchero nel sangue nonché il controllo dei livelli di grassi nel sangue.

I flavonoidi (classe dei polifenoli) presenti negli asparagi, quali quercetina, rutina, camferolo e isoramnetina, possono presentare sia proprietà antifiammatorie, sia antiossidanti. Altri principi che godono di proprietà antiossidanti e rappresentano anche dei nutrienti sono: vitamina C, beta-carotene (precursore della vitamina A), vitamina E, zinco, manganese e selenio. Gli asparagi contengono anche glutatione, forte antiossidante, il più importante che l’organismo umano sia in grado di produrre. Grazie alla nutrita presenza di varie sostanze con attività antiossidante, gli asparagi si trovano in alto nella lista di verdure dotate di tali proprietà, insieme alle crucifere (cavoli, cavolfiori) ed alle verdure a foglia verde.

In genere, l’attività antinfiammatoria e quella antiossidante sono strettamente collegate al ridotto rischio di insorgenza di tumore: gli asparagi hanno un grosso potenziale in tal senso ed è stato dimostrato che questo ortaggio ed il suo estratto possono modificare l’attività metabolica di alcuni tipi di cellule tumorali. Le cellule più studiate in proposito sono quelle epatiche, ma sono necessarie ancora altre ricerche prima di arrivare a conclusioni definitive.

Alleato dell’apparato digerente   

Un altro principio biologicamente attivo presente negli asparagi è l’inulina. Abbiamo già scritto diffusamente delle proprietà dell’inulina, ma riassumiamo brevemente i suoi benefici: si tratta di una fibra solubile con proprietà prebiotiche (ossia aiuta la crescita di probiotici), che non viene digerita nel tratto digestive umano e quindi arriva intatta nell’intestino, dove viene utilizzata selettivamente dalla benefica microflora intestinale  (probiotici, tra cui i più noti sono: Bifidobatteri e Lattobacilli). I vantaggi per il nostro corpo, provenienti dalla proliferazione di batteri probiotici, sono un migliore assorbimento dei nutrienti, un ridotto rischio di allergie e di tumore al colon.

Inoltre, l’inulina può migliorare l’assorbimento di sali minerali (calcio, magnesio ed in alcuni casi anche di fosforo) e di alcuni elementi in traccia essenziali (rame, ferro, zinco), abbassare il livello di colesterolo e trigliceridi ed avere un effetto lassativo.

Gli asparagi sono ricchi anche di un altro tipo di fibra, insolubile, e di proteine: fibre e proteine aiutano a stabilizzare la digestione, facendo muovere il cibo nel tratto digestivo ad una velocità ottimale (i grassi rallentano la velocità con cui si muove il cibo, mentre gli zuccheri la possono aumentare).

Curiosità e consigli

Forte odore conferito alle urine

Conseguente al consumo di asparagi è spesso un forte ed intenso odore delle urine, che si presenta in due casi su tre, anche se non tutti sono in grado di percepirlo. Questo fenomeno è dovuto alla presenza di più di 20 molecole sulfuree provenienti dalla degradazione di composti presenti negli asparagi (in particolare le proteine). Tuttavia il consumo di asparagi e la presenza dei metaboliti derivati nelle urine non sono nocivi per la salute.

Come conservarli

Gli asparagi hanno una velocità di respirazione (ossia: attività metabolica post-raccolta) molto alta in comparazione ad altri ortaggi e di conseguenza si seccano ed induriscono velocemente. Perciò sarebbe bene avvolgerli nella carta o in un pezzo di stoffa umida e conservarli in frigo, in ogni caso non oltre le 48 ore. Un metodo da noi sperimentato, per il momento solo con gli asparagi selvatici, è lasciarli a temperatura ambiente in un vaso colmo d’acqua, immergendo però soltanto la parte inferiore (circa 7-8 cm). Anche in questo caso consigliamo di conservarli al massimo per uno o due giorni. 

Le nostre proposte gastronomiche

Asparagi selvatici e uova sode

Asparagi selvatici con uova sode, olio EVO e aceto di mele

Oltre che nella preparazione di sughi per condire la pasta ed il riso o come base per la frittata,  provate a gustarli come contorno, lessati e conditi con un filo d’olio extra vergine di oliva. Quelli selvatici si prestano molto bene, dopo una sbollentata di 5-10 min, per preparare un’appetitosa insalata con uova sode tagliate a rondelle, condita con dell’olio extra vergine di oliva ed un cucchiaio di aceto di mele.

REFERENZE:

https://it.wikipedia.org/wiki/Asparagus_officinalis

natureword.com
igancure.com

whfoods.org

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Shao Y. et al. Anti-tumor activity of the crude saponins obtained from asparagus. Cancer Lett. 1996, 104(1):31-6.

https://it.wikipedia.org/wiki/Glutatione

 


Lupini

Il lupino

Il legume “dimenticato” che, grazie alle sue importanti proprietà benefiche per la salute, si sta guadagnando il titolo di “super legume”!

Chi di voi non ha mai mangiato dei semi di lupino in accompagnamento ad un drink durante l’aperitivo? Ma sono sicuramente in pochi ad usare il lupino abitualmente come un vero e proprio alimento. “Perché dovremmo?” – vi chiederete. Proveremo a darvi la risposta e speriamo di persuadervi a mangiare più spesso questo alimento – legume, per la precisione – con importanti proprietà benefiche per la salute, grazie alle quali si sta guadagnano il titolo di “super legume”.

Pianta di lupino

Fiori e foglie di Lupinus sp. (fonte: Wikipedia)

Il lupino è un legume proveniente dal bacino del Mediterraneo, dall’Africa orientale e dalle Americhe, dove veniva coltivato già oltre 4.000 anni fa. Oggi, invece, si coltiva in Australia, Europa e Sud America a fini alimentari, tanto per l’alimentazione umana quanto per quella animale, e viene anche utilizzato come sovescio (coltura che arricchisce il terreno di preziosi elementi, i quali vengono sintetizzati dai batteri azotofissatori presenti sulle radici della pianta di lupino). Oltre ai semi, il lupino può essere consumato anche in forma di farina, ottenuta dalla macinazione dei semi secchi.

Proprietà nutrizionali

Dal punto di vista nutrizionale il lupino si distingue per il suo altissimo contenuto di proteine e di fibre solubili e insolubili, e per un basso contenuto di carboidrati e grassi. La farina di lupino contiene almeno il 40% di proteine, il 31% di fibre, il 10% di zuccheri, il 10% di grassi e diversi micronutrienti. I grassi contenuti nei semi di lupino sono per lo più grassi “buoni”, con il 67% di acidi grassi monoinsaturi ed il 19% di polinsaturi, e soltanto un 14% di acidi grassi saturi. I semi di lupino sono una buona fonte di tiamina (vitamina B1) e acido folico (vitamina B9), come anche di alcuni sali minerali, specialmente manganese, rame, magnesio, fosforo, zinco e potassio.

Il lupino è un allergene e pertanto sarebbe bene accertarsi di non essere allergici a questo legume prima di consumarlo: ciò vale in particolare per quanti soffrano già di allergia ad un altro legume o alle arachidi. Alcune varietà di semi di lupino possono contenere alcaloidi potenzialmente velenosi e responsabili del sapore amaro, ma tali composti vengono eliminati durante la cottura o tostatura in quanto termolabili; in più, nelle varietà moderne (lupino dolce) il contenuto di alcaloidi è stato ridotto a livelli molto bassi tramite tecniche di incrocio convenzionali.

Un’altra caratteristica interessante del lupino è il basso contenuto (a volte anche la totale assenza) di fattori antinutrizionali, come fitati, tanini, lectine, inibitori di protease od oligosaccaradi non digeribili, che possono essere presenti in altre specie di legumi.

Proprietà funzionali

Ultimamente sono state condotte svariate ricerche sul lupino, che hanno rivelato diverse proprietà salutistiche (funzionali) di questo legume, tant’è che si sta guadagnando il titolo di “super legume” e viene usato sempre di più nella produzione di alimenti funzionali. Dato che la dieta occidentale si è impoverita di fibre e si mangiano sempre meno legumi, gli alimenti funzionali contenenti questo prezioso legume potrebbero contribuire alla prevenzione delle malattie sviluppatesi in conseguenza allo stile di vita moderno. Riportiamo alcune delle proprietà salutistiche di questo prezioso legume.

Prevenzione dell’obesità – un team di ricercatori australiani ha rilevato che il pane arricchito con la farina di lupino aumenta il senso di sazietà e di conseguenza riduce l’apporto calorico del pasto successivo, grazie all’alto contenuto di proteine e di fibra presenti nel lupino.

Riduzione del colesterolo ed effetto epatoprotettivo – il lupino integrale ed in particolare il suo isolato proteico, in sinergia con altre componenti come le fibre, le saponine ed i fitosteroli, possono ridurre il colesterolo totale ed il colesterolo non HDL; dunque non riducono il colesterolo “buono”, bensì altri tipi di colesterolo. Nella stessa ricerca i semi integrali di lupino e l’isolato proteico del lupino hanno mostrato anche un effetto epatoprotettivo, riducendo l’accumulo dei grassi negli epatociti (cellule del fegato) anche nel caso di diete ricche di colesterolo e di grassi.

Un’altra ricerca del 2004, pubblicata sul Journal of Nutrition, ha confermato l’efficienza delle proteine del lupino nell’abbassamento della colesterolemia grazie all’attività di regolazione dei recettori del colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”).

Riduzione del rischio di comparsa del diabete di tipo 2 – un team internazionale di ricercatori ha dimostrato che una frazione proteica (glicoproteina gamma-conglutina), presente nei semi di lupino, può efficacemente attraversare la barriera intestinale provocando un effetto antidiabetico e glucosio riducente.

Abbassamento della pressione sanguigna ed effetto cardioprotetivo – “Il lupino può abbassare la pressione sanguigna e prevenire le cardiopatie”. Questa è la conclusione della ricerca condotta su un gruppo di persone obese che regolarmente mangiava prodotti da forno arricchiti con la farina integrale di lupino; anche in questo caso il merito va alle proteine ed alla fibra di lupino presenti negli alimenti consumati.

Una dieta ricca di proteine e di fibre provenienti dal lupino può avere un effetto benefico sul funzionamento del sistema cardiovascolare, grazie anche all’abbassamento della risposta insulinica ed alla regolarizzazione della pressione sanguigna, come spiega uno studio pubblicato sull’International Journal of Obesity.

Miglioramento nel funzionamento del colon e prevenzione di tumori al colon – la fibra di lupino può migliorare il funzionamento del colon e prevenire il rischio di tumore. Per ottenere tali benefici, gli autori della ricerca in proposito raccomandano di arricchire l’apporto giornaliero di fibre assumendo almeno 50 g di lupino al giorno.

Farina e semi di lupino

La farina ed i semi secchi di lupino possono essere utilizzati per arricchire l’alimentazione con questo “super legume”

Utilizzo nell’industria alimentare

Grazie all’alto contenuto di proteine, la farina di lupino sta diventando il principale competitore della farina di soia nell’industria alimentare. Viene utilizzata al posto di uova e burro per dare il colore ai prodotti e come emulsionante in sostituzione agli esteri di mono e digliceridi, alla soia ed all’uovo. E’ usata anche come esaltatore di sapidità grazie al suo alto contenuto di acido glutammico, mentre la naturale presenza di antiossidanti nei semi di lupino può prolungare la conservabilità dei prodotti che ne contengono la farina.

Proposte per arricchire l’alimentazione con il lupino

I semi di lupino in salamoia, oltre ad essere consumati come snack insieme ad un aperitivo, possono essere un’ottima fonte di proteine da aggiungere alla vostra merenda, accompagnati da un frutto. Usate i semi secchi per la preparazione di zuppe, come abitualmente fate con gli altri legumi. Il tempo di ammollo necessario  è di 24 ore, mentre per la cottura ne occorrono almeno un paio.

Nei negozi di alimentari e nel reparto alimenti freschi dei supermercati, oramai, c’è l’imbarazzo della scelta riguardo prodotti a base di lupino (hamburger, polpette, cotolette, salse, sughi), che potreste talvolta usare come fonte proteica per il pasto principale.

A chi prepara il pane in casa suggeriamo di aggiungere alla solita miscela di farine anche quella di lupino, in quantità fino al 5%; quantità superiori potrebbero compromettere la buona riuscita del pane in termini di sofficità ma, se preferite un pane più corposo, potreste aggiungerne anche fino al 10%. Grazie al suo sapore tostato, la farina di lupino darà al pane una fragranza gradevole.

BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA:

www.nutritiondata.self.com
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Sirtori C.R. et al. ( 2004) Proteins of White Lupin Seed, a Naturally Isoflavone-Poor Legume, Reduce Cholesterolemia in Rats and Increase LDL Receptor Activity in HepG2 Cells. J. Nutr. 134 (1): 18-23.
Bertoglio J.C. et al. (2011) Hypoglycemic effect of lupin seed γ-conglutin in experimental animals and healthy human subjects. Fitoterapia, doi:10.1016/j.fitote.2011.05.007.
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www.foodmanufacture.co.uk/Ingredients/Interest-in-the-benefits-of-lupin-grows

 


Inulina-vegetali-contenenti-inulina

Inulina

Una fibra prebiotica biologicamente attiva con varie proprietà funzionali

Inula helenium

Inula helenium, la pianta da cui fu isolata l’inulina

L’inulina è una fibra vegetale, un oligosaccaride che serve alle piante come carboidrato di riserva. Grazie ai peculiari legami tra le molecole di fruttosio che la costituiscono, noi non siamo in grado di digerirla. L’inulina è stata isolata e definita per la prima volta dalla pianta Inula helenium (Enula campana) nel lontanto 1804.

Proprietà prebiotiche dell’inulina

Dato che non siamo in grado di digerirla, l’inulina arriva nell’intestino crasso intatta, dove viene sfruttata molto bene dai microorganismi che colonizzano il colon: in particolare, l’inulina è in grado di favorire selettivamente la crescita della microflora intestinale atta a conferire benefici per la salute ed il benessere dell’ospitante (Bifido batteri e Lattobacilli).

Questo tipo di microflora intestinale è utile per il buon funzionamento del nostro organismo e della vita in genere, e proprio per questo motivo è stata nominata microflora probiotica (cfr. preposizione latina pro=a favore di e sostantivo greco bios=vita). Le sostanze che aiutano la crescita di probiotici, e dunque sono preliminari rispetto al loro sviluppo, sono state nominate prebiotici (dal latino prae= davanti). La combinazione di prebiotici e probiotici, la cui azione è sinergica sulla salute umana, viene definita simbiotica e da tale prerogativa nasce il termine simbiotici (si tratta di una simbiosi nella quale la possibilità di sopravvivenza della carica batterica apportata viene potenziata dalla presenza di substrati di accrescimento selettivi).

I prebiotici del “tipo inulina” vengono chiamati anche  fruttooligosaccaridi (FOS) e oligofruttosio ma, in realtà, si tratta di un gruppo di oligosaccaradi con grado di polimerizzazione (numero di monosaccaridi legati) da due a sessanta. Sono composti da molecole di fruttosio, anche se alcuni possono contenere pure molecole di glucosio.

Altre proprietà benefiche dell’inulina

L’inulina non possiede solo proprietà prebiotiche; nell’organismo può svolgere diverse attività biologiche che si manifestano in due modi:

Alimenti ricchi in inulina e dosaggio

Inulina-verdure-contenenti-inulina

L’inulina estratta dalle verdure si presenta come una polvere bianca

L’inulina si estrae dalle piante (tipicamente dalla radice di cicoria o dall’agave) o si produce per sintesi chimica partendo da una molecole di base, di solito dal saccarosio (lo zucchero comune). E’ abbondante nelle verdure comunemente usate nell’alimentazione, quali la cicoria, i carciofi, gli asparagi, le cipolle, l’aglio, i porri; in media se ne consumano giornalmente fino a 10 g a persona, fatte salve le specifiche abitudini alimentari.

Test tossicologici effettuati su questa sostanza non hanno dimostrato alcuna tossicità ma hanno rilevato che, in alte dosi, può provocare flatulenza e diarrea. Tali dosi variano da persona a persona e dipendono anche dal tipo di verdura da cui proviene l’inulina, ossia da come in genere digeriamo e tolleriamo qualsiasi tipi di fibra alimentare: le persone non sensibili agli effetti collaterali del consumo di inulina tollerano anche quantità superiori ai 30 g al giorno, mentre persone maggiormente sensibili hanno avuto problemi intestinali già con l’assunzione di basse dosi (meno di 10 g di inulina al giorno). 

Qualche consiglio riguardo consumo e conservazione di inulina

Inulina-yogurt

Simbiotico fatto in casa

Se non siete forti consumatori delle verdure contenenti inulina e volete integrare nella vostra alimentazione questa fibra preziosa, vi consigliamo di aggiungere la polvere di inulina nello yogurt per creare un vero simbiotico fatto in casa (l’inulina in polvere si può acquistare in farmacia ed è anche reperibile online). Potete arricchire il vostro apporto quotidiano di inulina anche consumando prodotti con inulina formulati appositamente.

Se decidete di acquistare l’inulina, ricordatevi sempre di chiudere bene il contenitore; altrimenti l’inulina assorbirà l’umidità dall’ambiente (è molto igroscopica!) ed al posto della polvere di inulina potreste trovare un grosso cristallo bianco molto duro. Per lo stesso motivo, quando aggiungete l’inulina nello yogurt o altri liquidi, mescolatela subito in modo che non indurisca. Se pensate di aggiungere altri ingredienti solidi nell’alimento liquido scelto, miscelatela con gli ingredienti solidi prima di aggiungere quelli liquidi. In questo modo si scioglierà uniformemente senza creare i cristalli.

Impiego dell’inulina 

Naturalmente, il primo impiego è quello come fibra prebiotica in varie formulazioni farmaceutiche ed alimentari (simbiotici, formulazioni per i lattanti, alimenti funzionali quali prodotti da forno, pasta, gelato o creme spalmabili formulati specificatamente). Nell’industria alimentare viene usata per arricchire di fibra gli alimenti che non la contengono o ne contengono poca. Dato che ha sapore dolciastro, viene utilizzata anche come dolcificante nei prodotti dietetici al posto dello zucchero e dei dolcificanti artificiali. Viene impiegata anche negli alimenti in cui è stato ridotto il contenuto di grassi al fine di migliorare la struttura del prodotto.

 

BIBLIOGRAFIA:

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